Il Piccolo -

Fedriga il comunicatore «Racconto il territorio per vederlo crescere»

Il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, è un grande stratega della comunicazione? Dati di gradimento alla mano verrebbe da dire di sì. Ma lui sul palco del Link Media Festival si schermisce e nega di avere spin doctor e strategie, incalzato da Paolo Possamai, direttore editoriale del gruppo Nord Est Multimedia (Nem) – gruppo che edita anche questo giornale e che da quest’anno promuove la kermesse.
Fedriga spiega che per lui raccontare il territorio è importantissimo – anche per farlo uscire dalla scarsa notorietà a livello nazionale e internazionale – ed è per questo che ha voluto creare un brand unitario “Io sono Friuli Venezia Giulia” per raccontarlo, portandolo sulle tv nazionali e perfino a New York, a Times Square. Con campagne pubblicitarie ma anche con sponsorizzazioni sportive: «Sono a Trieste e forse non dovrei dirlo – scherza, alludendo alla rivalità tra territori – ma avere il logo sulla maglia dell’Udinese ci ha portato 56 ore di visibilità su canali nazionali con una spesa tutto sommato bassa per il risultato». Il brand è “figlio” del governatore, che racconta anche com’è nato: «Ho copiato da un ristorante a Bruxelles, “Io sono Piemonte”, nome bellissimo perché identitario. E adatto al Friuli Venezia Giulia, che ha radici profonde, ma è come un albero che con la sua chioma guarda lontano e oltre i confini». Per questo brand ha già le idee chiare: « Voglio spingere sul merchandising, renderlo sempre più accattivante. Mi piacerebbe che i ragazzi andassero in Erasmus o in vacanza con questo logo scritto addosso, fieri di venire da questa terra». Possamai chiosa: «Così avrebbe fino a 1,2 milioni di testimonial convinti», ricordando il numero di abitanti del Fvg.
Gli studi universitari di Fedriga, ricorda il giornalista, sono proprio nel campo della comunicazione. L’impressione è proprio che il marketing gli venga spontaneo. «Ho intuito sul sentiment delle notizie», afferma, usando i termini tecnici dei pubblicitari. Ma Fedriga dà più peso alle sue esperienze politiche scolastiche che agli studi universitari. E qui scopriamo che solo alla terza volta in cui si è presentato è stato eletto rappresentante d’istituto alla sua scuola, lo scientifico Galileo Galilei di Trieste, e che alla prima assemblea d’istituto era emozionatissimo di parlare davanti a 500 compagni.
Il racconto della sua terra è anche – confida sul palco – un perno dei suoi profili social, che sono diventati una sorta di «piazza di comunità» a cui in tanti scrivono per segnalare successi sportivi o eccellenze del territorio. Non li usa per ottenere feedback – troppi gli hater – e confessa: «Il mio social preferito è TikTok, dove non posto niente, guardo video di cucina, di viaggi… È una droga. Per le notizie uso X».
I suoi social media si distinguono nettamente da quelli di Matteo Salvini, segretario del suo partito, e da quelli di Roberto Vannacci, «un indipendente che si è candidato alle Europee con la Lega, non è un leghista» – il distinguo viene rimarcato. «Meno male, non siamo tutti replicanti», risponde a Possamai quando gli viene fatta notare la divergenza dalla linea del Capitano. La differenza del suo stile con il generale? «È più bravo lui a catalizzare l’attenzione, ma non mi sento a mio agio con la provocazione, mi impaurisco. Nel merito poi sono anche d’accordo con molte cose che dice, ma non con il modo in cui le dice». Fedriga infatti racconta che da quando è presidente di Regione la sua comunicazione è cambiata: «Mi sono imposto di non personalizzare mai lo scontro politico. Uno può avere un’idea diversa, ma non va contestata la persona, altrimenti vuol dire che non è legittimato a esprimere la propria idea». Qualcosa che non faceva da parlamentare, quando veniva invitato in tv, al tempo – confessa – si faceva preparare schede dai collaboratori anche «sui punti deboli degli interlocutori». Sulle ospitate tv – che un tempo adorava ma ora ha scelto di diradare perché «non sono capace di parlare di qualsiasi cosa» – lo incalza Possamai: le più difficili? «Le due volte che sono andato da Lilli Gruber». L’avversario più ostico? «Matteo Renzi, ha la battuta pronta ed è molto preparato, ma ha un limite: è poco empatico, non risulta simpatico». Ed è qui che invece individua la sua dote: «L’empatia e la naturalezza. Non mi riesco mai bene quando leggo discorsi preparati, devo parlare a braccio. Non mi preparo su come comunicare ma su cosa devo comunicare».
Il futuro dell’informazione? «Sarà sempre meno richiesto l’approfondimento, bisognerà far capire l’importanza delle notizie vere per la democrazia», e qui invoca una «responsabilizzazione dei media tradizionali». Striglia la Bbc per la notizia sul cricket vietato a Monfalcone: «Su Cisint sono state dette falsità, ha solo indicato che ci voleva una struttura adatta». Ma anche – a sorpresa – «i media vicini al centrodestra, che a volte si focalizzano solo su una parte di quanto detto da un interlocutore, non scrivono falsità ma stravolg ono la notizia». È l’atto finale di Link, in un’edizione «da record», sottolinea l’organizzazione. —
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